L’origine delle navi giocattolo risale alla notte dei tempi; ne sono testimonianza i piccoli battelli di giunco dell’Antichità egiziana, ritrovati nelle tombe di Tebe, raffiguranti le imbarcazioni dei faraoni che navigavano sul Nilo, o i battelli-giocattolo di terracotta, testimoni della civiltà greco-romana.
Le navi giocattolo
Fino al XIX secolo i bambini hanno giocato con velieri di legno, di produzione artigianale o industriale,
Il classico veliero-giocattolo in legno, contrariamente al modellino navigante, è costituito da un unico pezzo di legno, affinato a mano alle due estremità, scavato all’interno e zavorrato con una chiglia in piombo.
Pierre Calmette, nella sua opera Les Joujoux (I giocattoli) del 1920, ci ha descritto magnificamente la fabbricazione di questi velieri-giocattolo: golette a due o tre alberi, piccoli battelli da pesca bretoni, dipinti di nero con una vela quadrata.
Sono dei ricordi marinari e portano nomi quali Tréport, Concarneau, Audierne, Dieppe, ecc.
Nel 1806 le sperimentazioni di Robert Fulton danno origine al “Clermont”, il primo battello a vapore con ruote laterali, che ebbe un vero successo;
Venne poi nel 1808 il “Phoenix”, dell’americano Stevens.
Nel 1840 l’Inghilterra costruì la sua prima nave da guerra, 1”“Archimède”, azionata da un’elica.
Il “Britannia”, primo transatlantico, lasciò Liverpool il 4 luglio 1840.
Fin da allora, i fabbricanti di giocattoli non hanno cessato d’imitare le grandi navi che solcavano gli oceani.
Dal 1830 al 1900 la Francia fu il Paese più prolifico di navi giocattolo.
La comparsa dell’elica, adattata ai giocattoli, di cui Pierre Journet depositò il brevetto, sembra che risalga al 1852. Sono allora proposti parecchi sistemi di propulsione di battelli-giocattolo:
- propulsione grazie alla messa in moto di un’elica posteriore a tre o quattro pale;
- propulsione mediante due ruote a pale, laterali, per battelli fluviali;
- propulsione mediante aria calda, soffiata da tubi che escono dalla parte posteriore dello scafo. L’aria calda proveniva da una caldaia riscaldata da un bruciatore ad alcol.
L’energia delle navi giocattolo può avere tre origini differenti:
– energia di un classico meccanismo a orologeria collegato all’elica per mezzo di un albero di trasmissione;
– energia proveniente dal riscaldamento di una caldaia a vapore, piena d’acqua, che provoca la messa in moto di un cilindro oscillante la cui biella aziona l’asse di trasmissione dell’imbarcazione;
– energia proveniente da una macchina ad aria calda e trasmissione dell’energia sia per mezzo di un sistema di bielle, sia per propulsione di aria calda in tubi, che escono dalla parte posteriore del battello, o della nave, a livello dell’acqua.
Certi inventori utilizzarono il principio di Alphonse Pénaud (1871), che prevedeva l’impiego dell’elastico ritorto come fonte di energia. Si ritroverà questo principio nei giocattoli F. Martin:
– “La carpe frétillante” (1878);
– “Le bateau godilleur” (1880);
“La chaloupe à vapeur” (1880).
Fra i maggiori fabbricanti francesi della fine del XIX secolo, ricorderemo:
– Hippolyte Barre: a partire dal 1880, fabbrica battelli dallo scafo in zinco, funzionanti con macchina a vapore. Le caldaie di questi battelli, in ottone rosso, sono poste verticalmente ed esteriormente. Sono muniti sia di un’elica, sia di ruote a pala. Si tratta di battelli che vanno per il 50% a vela e il 50% a vapore.
Nel 1898 Hippolyte Barre fabbricò barche a remi, con marinai in porcellana e un meccanismo a orologeria.
Brianne L.: ingegnere, realizzò tra il 1907 e il 1910 dei battelli a scafo in zinco, di fabbricazione Radiguet, e installò motori elettrici funzionanti a pila.
Inoltre usò sovrastrutture raffinate per le sue costruzioni e fu il primo a impiegare per bastingaggi e sartiame dei fili elastici che permettevano di ripiegare gli alberi in legno, molto fragili, soprattutto durante il trasporto.
Queste costruzioni, navi, imbarcazioni, treni, furono presentate in varie Esposizioni Universali e nella rivista scientifica dei fratelli Tissandier, La Nature, all’inizio del secolo.
Lefèvre Frères, 1876, poi Edmond Faivre (F.V.): fabbricarono piccoli battelli in lamiera leggera dipinta, marcianti su rotelle. Dotati di figurine in materiale composito, di questi giocattoli trainabili restano poche tracce, essendo molto fragili.
Georges Potier: successore della casa Didier Dessein, produce dal 1878 (Esposizione Universale) dei battelli con meccanismo a orologeria, ruote ed elica.
Charles Maltête e Georges Adolphe Parent: questa fabbrica, tipicamente francese, è dal 1877 all’origine di una grande produzione di navi e imbarcazioni con meccanismo a orologeria, elica o ruote, e scafo di zinco.
Le loro costruzioni hanno sulla prua una celebre figura (testa di drago) in piombo dorato e sono finemente decorate sulle fiancate con motivi floreali.
I battelli sono adornati con piccoli personaggi in composizione e i più grandi con baldacchini variopinti che proteggono i viaggiatori.
Si tratta di elementi tipici di quei battelli fluviali che si vedono nelle stampe della metà dell’Ottocento. La loro dimensione varia tra i 40 e i 75 cm.
La produzione di questa ditta fu varia. Si ricorderanno le cannoniere, i battelli fluviali, un grande transatlantico a due ciminiere e un quattro alberi a tre ponti, lungo 75 cm, dotato di movimento a orologeria. Sembra anche che la ditta Maltête e Parent sia stata l’antesignana nella costruzione di scafi in zinco.
Radiguet et fils: ottico e fabbricante di giochi scientifici, diede origine alla più grossa produzione francese di navi giocattolo tra il 1882 e il 1913. Le costruzioni hanno lo scafo in zinco e sono dotate quasi tutte di macchine a vapore, salvo alcune con motore elettrico (vedere produzione Brianne). La fabbricazione è particolare e si riconosce grazie alla pittura nera e dorata dello scafo, al ponte in legno prezioso e alla caldaia orizzontale in ottone dorato con un duomo di decompressione e la sua valvola di sicurezza, un fischio e un fumaiolo.
Le sovrastrutture sono di qualità: parapetti in ottone dorato, alberi di legno con coffe in ottone verniciato grigio, cannoni di rame, funzionanti realmente, montati su piattaforme di legno, figure di prua a testa di drago alato, caratteristiche degli scafi Radiguet; infine sperone di prua più o meno sporgente, secondo i modelli. Le dimensioni delle costruzioni variano dalla piccola scialuppa di 32 cm ai modelli costruiti su commissione di 105 cm.
Charles Rossignol: non fabbricò invece modelli naviganti, ma piccoli battelli in lamierino litografato con carica a molla e ruote per farli correre o trainare.
In questo periodo l’industria tedesca di giocattoli non produce navi o imbarcazioni. I più antichi sembra siano dei velieri o dei battelli con ruote a pala, in lamiera dipinta, prodotti dalla ditta Lutz, che sarà assorbita, poco prima del 1900, dalla casa Märklin.
Il periodo fra il 1895 e il 1918 rappresenta “l’età d’oro” dei fabbricanti tedeschi e il momento di maggior successo di questo tipo di giocattolo.
Anche nel caso delle navi giocattolo i produttori tedeschi e in particolar modo Märklin furono di gran lunga superiori agli altri concorrenti europei per l’alta qualità di fabbricazione e per la varietà dei modelli proposti.
Le corazzate di Märklin, Bing, Carette, Schoenner, portavano i nomi di navi realmente esistite o, più semplicemente, nomi di città o stati che variavano a seconda dei Paesi cui erano destinate: la “Powerful”, la “Resolution”, 1″”Oregon”, la “Terrible”, la “Suffren”, la “Jeanne d’Arc”, la “Connecticut”, la “New York” e molte altre.
Navi giocattolo a vapore
Schoenner si distinse dagli altri fabbricanti per particolari caratteristiche come l’utilizzazione sistematica di caldaie con macchina a vapore e la costruzione di scafi in zinco. La più grande corazzata di Schoenner, prodotta verso il 1906, la “Aviso Greif”, misurava 96 cm, ma esisteva anche nelle misure di 86 e 75 cm.
Le pitture erano di pessima qualità e raramente possiamo ritrovare qualcuno di questi giocattoli in buono stato.
Tutte le ditte fabbricarono le torpediniere. Ernst Planck e Schoenner ne produssero azionate da macchine a vapore. Bing invece usò un meccanismo a molla (la molla si allenta e la nave fila sull’acqua, si libera un percussore che fa esplodere uno o due detonatori e aziona un grilletto che agisce sul timone). Ispirato alla guerra russo-giapponese e destinate a entrambi i mercati dei due Paesi in guerra, lo stesso modello di nave portava nomi diversi, in Giappone “Kasuga” o “Mikasa”, in Russia “Rjurik”.
I battelli fluviali giocattolo sono semplici scialuppe a vapore che, nel modello più antico della ditta Schoenner, hanno una caldaia verticale in ottone. Alcuni fabbricanti produssero veri capolavori, come i battelli a ruote della Märklin (da 30 a 75 cm) o quello a vapore del lago Lemano, prodotto da Bing nel 1906, lungo 53 cm.
Il fabbricante francese Maltête e Parent rappresentò sicuramente l’unico rivale di questa particolare produzione tedesca. I transatlantici furono prodotti da Märklin, Bing e Carette.
Carette iniziò la sua serie nel 1906. Sono navi a buon mercato, con scafo in lamiera dipinta in rosso vivo e sovrastrutture in bianco sporco, a tre ponti e quattro fumaioli. Navigano mosse dal solito meccanismo con carica a molla, hanno la prua verticale o a sperone. Le dimensioni variano da 35 a 85 cm.
Transatlantico giocattolo
Märklin creò nel 1909 il più sofisticato transatlantico, il “Kaiser Wilhelm der Grosse”. Costruito in lamiera dipinta, misurava 118 cm ed era fornito di due eliche azionate, caso eccezionale per uno scafo tedesco, da un motore elettrico a pila, con un’autonomia di sette ore.
Anche Bing costruì numerosi transatlantici, in particolare una serie molto popolare, intorno al 1911. Chiamato “Leviathan”, questo giocattolo con movimento a orologeria misurava da 20 a 100 cm, secondo i vari modelli, ma era tuttavia inferiore alla qualità della serie Bing 1902.
Märklin, Bing e Carette dal 1902 produssero anche dei sottomarini. Furono molto popolari i piccoli modelli costruiti da Bing che misuravano 20 cm. Navigavano grazie a un meccanismo a molla, con l’accesso della chiave per la carica chiuso ermeticamente da un tappo a vite. Ma il più spettacolare fu il sommergibile Märklin che, grazie a due alettoni mobili anteriori e posteriori, effettuava una immersione, risalendo alla superficie alla fine del percorso.
Negli anni ’20 iniziò la crisi di questa produzione, divenuta troppo cara. Appaiono nuove ditte, in particolare la casa Fleischmann che riprende, nel 1915, la produzione Carette.
Fleischmann fabbricò in questo periodo, come Märklin, superbi modelli per le compagnie di trasporto marittimo.
Appariranno in questo periodo altre nuove fabbriche europee. È il caso di Bassett Lowke, Bowman e J.W. Sutcliff, in Inghilterra; ma anche di Heller e Coudray che furono i diffusori e gli importatori di Schoenner in Francia.
Questa casa fabbricò una serie di piccoli transatlantici in latta dipinta, ripresi dalla ditta J.E.P. negli anni ’20.
A metà degli anni Trenta si apre una nuova epoca con la comparsa delle navi cisterna o petroliere, come quella costruita da Fleischmann nel 1935 e con la produzione di una bella serie di transatlantici, dipinti generalmente in bianco, con una fascia blu vivo.
È particolare la produzione inglese di Bassett-Lowke e Bowman. Gli scafi sono ottenuti da un solo pezzo di legno scavato. Sono azionati da macchine a vapore o da un meccanismo a molle.
La finitura dei dettagli li avvicina più a modelli naviganti che a veri giocattoli. Ci sono costruzioni di tutti i tipi: navi da guerra, battelli fluviali con ruote a pale, yacht da diporto, navi da carico. Le loro dimensioni sono ragguardevoli: da 60 cm a 1 metro. La casa Märklin costruisce sempre, in questo periodo, prestigiosi transatlantici e uno yacht che ebbe grande successo, il “Yolanda”.
Ciò che caratterizzerà la produzione degli anni Trenta sarà la comparsa dei primi canotti, con meccanismo a molla, fabbricati da Hornby-Francia e Hornby-Inghilterra, e dalla casa francese J.E.P. Il “Ruban bleu” della ditta J.E.P. fu uno dei giocattoli più popolari, alla vigilia della seconda guerra mondiale. È numerato da 0 a 5 a seconda della taglia.
Il catalogo Mécano-Hornby del 1934 ci presenta una bella serie di canotti, in colori vivi, portanti nomi come “Pégase”, “Viking”, “Venture”.
In Italia pochissime fabbriche realizzarono navi giocattolo. Concepite per lo più come giocattoli da trainare, erano forniti di ruote e di carica a molla. Bisogna attendere il periodo del Fascismo per veder costruiti natanti che il più delle volte erano in legno a causa delle restrizioni sui materiali metallici. Due le ditte degne di esser citate: Zax e la Ventura.
Dopo la seconda guerra mondiale, i fabbricanti di giocattoli non produssero quasi più navi giocattolo, tranne la casa Fleischmann che continuò per un certo tempo la produzione di petroliere e transatlantici. Alcune belle vedette e torpediniere, in latta dipinta, fabbricate all’inizio degli anni Sessanta dalla casa “Gil” in Francia, utilizzano meccanismi con carica a molla e motorini elettrici, funzionanti a pile.
Navi giocattolo elettriche
Negli anni Sessanta vide la luce una bella produzione giapponese di motovedette di grande effetto, in lamiera e plastica, che funzionavano elettricamente.
Gli scafi in metallo furono sostituiti da modelli in plastica termoformata, che avevano il vantaggio di non arrugginire; erano tuttavia lontani dalle qualità dei giocattoli in latta.
Le navi giocattolo in latta sono oggi molto rare da reperire in buono stato, in quanto hanno subito più degli altri oggetti in metallo l’ossidatura e la corrosione degli ingranaggi così come della pittura, riducendo i loro colori brillanti in un ammasso di rottami arrugginiti.
Attualmente non esistono fabbricanti di battelli giocattolo, a eccezione di una piccola produzione locale nell’Ovest della Francia, che realizza bei velieri in legno.
Il modellino su scala ridotta, in legno o in plastica, radio-telecomandato, molto sofisticato, ha preso il posto del battello giocattolo.